OZ – Officine Zero è un luogo autogestito del lavoro.
Una multifactory che accoglie lavoratori autonomi che hanno un loro percorso nell’artigianato, nella comunicazione, nel design, nell’informatica ma che decidono anche di collaborare sui temi che da sempre ci stanno a cuore: economia circolareformazione dal bassorigenerazione urbana.

OZ – Officine Zero è stato ed è un processo in evoluzione.
Un percorso partito nel 2013 come un aggregato di realtà sociali e lavorative che intendevano riscattare la storia produttiva di un sito industriale abbandonato all’incuria degli speculatori, passato attraverso il tentativo senza sbocco di ottenere il riconoscimento della pubblica utilità dal Comune di Roma e giunto per necessità a dover uscire dal suo luogo di nascita, acquisito da una grande banca internazionale al termine dell’iter di curatela fallimentare.

Nel frattempo è maturata la necessità di strutturare e aggiustare continuamente il nostro progetto.

Abbiamo compreso di essere una di quelle tante realtà, presenti in Italia come fuori, che vogliono tenere insieme una dimensione lavorativa realmente umana con l’attenzione per l’ambiente e la partecipazione attiva alla vita della città.

Così abbiamo dato seguito agli impegni presi nel tavolo istituzionale con la Regione Lazio e Bnl nel luglio 2019 e abbiamo ricominciato a svolgere le nostre attività nella nostra attuale sede di via Monte Pàtulo.

Pur con degli ovvi rimaneggiamenti dovuti al passaggio alla formalità, stiamo perseguendo le linee guida che sono nostre ormai da anni e per le quali ci spendiamo sia all’interno delle nostre mura sia in ogni sede in cui ci sia l’opportunità o la necessità di esprimersi.

Il nostro “modello” di funzionamento è quello di una realtà lavorativa collocata attivamente nei processi di economia circolare: non solo riuso e riciclo ma anche costruzione di reti di cittadinanza che hanno lo scopo di togliere dalle fauci delle discariche tutto ciò che può essere rimesso in produzione.

Ma prima di tutto siamo un luogo di lavoro, dove il focus centrale è la condivisione: degli spazi, dei costi ma anche e principalmente delle competenze e delle progettualità.
Si entra a OZ – Officine Zero con qualcosa di concreto da fare per vivere e ci si rimane collaborando con gli altri per dare più valore a ciò che si sa fare, per imparare cose nuove e per trasferire qualcosa di nostro agli altri.

La nostra vocazione è quella di contribuire a migliorare, nel nostro piccolo, un mondo del lavoro sempre più atomizzante e precario.
Vogliamo farlo con una formazione non scolastica, fortemente orientata alla pratica, che recuperi la manualità e il senso proprio dell’artigianato, anche nei campi dei cosiddetti lavori intellettuali; che offra anche a chi ha una professionalità consolidata la possibilità di aggiornarsi e tenersi al passo, soprattutto in relazione all’uso delle macchine a controllo numerico; che si affianchi alla condivisione di strumenti collettivi di gestione della propria attività; che orienti le persone ad usare materiali di riciclo ed essere così attori di un graduale ma necessario cambio di mentalità in senso ecologico.

Sempre con la lente dei produttori, vogliamo continuare ad influire – e farlo anche molto più che finora – sul contesto in cui siamo inseriti, essere parte della rigenerazione urbana di Roma a partire dal lavoro.
Che in pratica significa reclamare spazi per l’artigianato tradizionale e digitale nell’urbe della rendita improduttiva, leggi e regolamenti che smettano di ostacolare chi avvia attività economiche dal basso e dare un significato molto reale al termine mutualismo, mettendo in piedi meccanismi di reddito, solidarietà e inclusione.
La sfida che raccogliamo è quella di sottoporre l’impatto sociale del nostro esperimento a misurazione, provando a dimostrare coi numeri che ciò che stiamo facendo ha senso.